Al Prof. Giovanni Onore il Premio Marcello La Greca “Grifone d’Argento 2024”
Il Premio Marcello La Greca “Grifone d’Argento” 2024 a Giovanni Onore,
frate-scienziato che salva le foreste in Ecuador
La cerimonia di premiazione è prevista a Noto il 18 ottobre 2024
Se una parte di Amazzonia è ancora intatta in alberi e biodiversità, il merito è anche di Giovanni Onore che 26 anni fa ha dato vita alla Fondazione Otonga con lo scopo di preservare il polmone verde del mondo, la sua biodiversità e la cultura dei popoli che vi abitano, insegnando ai giovani ad esserne i protagonisti.
Giovanni Onore, 82 anni, frate marianista di Costigliole d’Asti, laureato in Scienze Agrarie all’Università di Torino, da quarant’anni vive, fa ricerca naturalistica e opera in Ecuador, dove nel 1997 ha dato vita alla Fondazione Otonga che ha come scopo quello di difendere la foresta posta sulle pendici occidentali della catena andina dalla distruzione e dal disboscamento preservando il grande patrimonio di biodiversità vegetale e animale presente, dando pure un’istruzione ai giovani del posto educandoli ad essere loro i primi difensori della foresta amazzonica.
Frate Giovanni, “il professore” come lo chiamano a Quito, non è più un ragazzino ma la voglia di fare non gli manca così come la passione per quella che è diventata la sua ragione di vita.
Professore di Zoologia degli Invertebrati a Quito presso la Pontificia Università Cattolica dell’Ecuador, stimato entomologo affiliato alla Società Entomologica Italiana, ricercatore che ha descritto circa 200 nuove specie di Insetti, insignito del Premio Gambrinus che si attribuisce a personaggi che si distinguono nel campo della letteratura di montagna, esplorazione ed ecologia.
Ha dato vita alla istituzione della Riserva di Otonga un progetto che si realizza in forza della acquisizione progressiva di lotti di terreno forestale da parte della Fundación Otonga, riconosciuta con accordo ministeriale ecuadoregno: l’obiettivo primario dell’iniziativa è reperire fondi per nuove acquisizioni territoriali e proteggere così aree di foresta sempre più ampie. Aspetto determinante è il coinvolgimento delle popolazioni locali che vengono educate a una gestione consapevole del territorio ed incoraggiate ad esserne gli attori e i difensori.
La foresta Otonga, in Ecuador, è ricchissima di sorgenti d’acqua e racchiude un patrimonio floro-faunistico tra i più rilevanti del pianeta. Attualmente vi sono registrate più di cinquanta specie di mammiferi, tra cui la pacarana o guanta (Dynomis branickii), specie di roditore della famiglia dei Dinomidi dichiarata in pericolo di estinzione a causa della deforestazione e della caccia. Sono presenti ben tredici specie differenti di pipistrelli, l’orso dagli occhiali (Tremarctos ornatus), il gatto delle paglie (Oncifelis colocolo), il tigrillo piccolo (Felis tigrina), il puma o leone americano (Puma concolor). Nella riserva si osservano più di 200 specie di uccelli. Innumerevoli sono le specie appartenenti alla fauna minore come anfibi, rettili, insetti. Qui si trovano alcuni tra gli insetti più grandi del mondo, come i famosi Dynastes hercules e Dynastes neptunus. Si incontrano spesso specie nuove per la scienza come la spettacolare Mantide dalle ali formose (Calopteromantis otongica). Oltre alla stazione scientifica, che facilita lo studio della fauna e della flora di Otonga in loco, è stato creato nella riserva un grande vivaio con ventimila piante native utilizzate per riforestare alcune aree all’interno e ai margini della Riserva. Con l’aiuto di alcuni giovani della zona sono state poste a dimora circa trentacinquemila piantine ricavate dai semenzai e dai vivai. Con gli ultimi acquisti la riserva supera di gran lunga i mille ettari di estensione.
Uno dei pilastri della Fondazione Otonga è l’educazione delle giovani generazioni indigene ad essere esse stesse la forza per la difesa della foresta amazzonica e della sua biodiversità. Da questo presupposto deriva l’istituzione di borse di studio, sostenute da liberi contributi, per coinvolgere i giovani nei progetti di conservazione della natura con l’obiettivo di esserne i primi protagonisti.
Dall’Ecuador frate Giovanni Onore, forte della sua testimonianza, lancia un messaggio vibrante: “Dobbiamo sbrigarci o finiremo per distruggere questa incredibile varietà di specie esistente non solo in questa porzione di Paradiso. Si tratta di garantire la sopravvivenza dell’umanità stessa. Il mondo sta prendendo coscienza dei cambiamenti climatici che sono accelerati dalle attività umane. In Ecuador i grandi ghiacciai che ricoprono le cime delle Ande si stanno ritirando e i fenomeni climatici si accentuano: le zone più secche si desertificano rapidamente e le zone piovose si stanno inondando sempre di più. Le coste oceaniche prima protette da dense foreste di mangrovie sono state deforestate per far posto ad allevamenti di gamberetti destinati all’esportazione. L’innalzamento del livello del mare e le onde stanno erodendo le spiagge con una enorme perdita di biodiversità. Da entomologo utilizzo gli insetti come dei termometri per misurare il grado di riscaldamento degli ambienti in cui vivono. Durante le mie ricerche sulle Ande ho trovato che alcuni di essi vivevano tra 2000 e 2300 metri d’altezza; ora si sono spostati a 2800 metri e poi andranno ancora più in su, ma a un certo punto, se continuando la loro scalata raggiungeranno le cime delle montagne, si estingueranno”.