La staffetta continua
La staffetta continua
commiato di Alfredo Petralia,
Presidente uscente dell’Ente Fauna Siciliana
Nell’affidare il testimone della Presidenza dell’Ente Fauna Siciliana al Prof. Giorgio Sabella, eletto dalla Assemblea dei Soci alla massima carica della nostra Associazione, mi corre l’obbligo di indirizzare questo messaggio a tutti i componenti e agli amici del nostro sodalizio che proprio quest’anno ha celebrato i 50 anni dalla sua fondazione. Motivi di famiglia mi hanno portato a trasferire a Roma la mia presenza e le mie attività e quindi alla opportunità dall’avvicendamento.
Innanzi tutto devo dire che nel corso della mia presidenza ho sempre sentito profondamente tutto l’onore di avere rappresentato l’Ente Fauna Siciliana sulla scia dei Presidenti che hanno guidato l’Associazione nel suo trascorso mezzo secolo di vita: Bruno Ragonese, Marcello La Greca, Pietro Alicata. Nomi, ma soprattutto figure di altissimo profilo, cui si deve la considerazione e la stima che l’Ente Fauna Siciliana si è guadagnate con la sua militanza in difesa dei più significativi valori ambientali come contributo per un mondo più vivibile e sostenibile. Ma insieme all’onore ho sentito l’onere di proseguire il percorso tracciato dai Presidenti Emeriti, come lo Statuto li definisce, insieme alla responsabilità di esserne all’altezza: compito difficile che ho cercato di assolvere nel miglior modo che ho potuto e saputo fare. Unicamente mi auguro di non essere stato di ostacolo alla vita dell’Associazione.
Naturalmente devo ringraziare i Soci, i responsabili delle Sezioni, la Giunta Regionale, il Segretario e il V. Segretario dell’Ente Fauna, per la fiducia che mi è stata accordata sperando di non averla delusa: con tutta convinzione posso tuttavia affermare che l’intesa con tutte le componenti associative è sempre stata piena nel rispetto delle prerogative che lo Statuto assegna al ruolo del Presidente nella vita dell’Associazione.
Per curiosa concomitanza la mia presidenza, iniziata nel 2019, ha attraversato una fase segnata da una straordinaria serie di eventi di contesto: la pandemia covid che ha profondamente inciso sull’intero pianeta riportandolo drammaticamente a riscoprire come fosse vacua la pretesa dell’uomo di poter dominare la natura o di affrancarsi da essa; l’acutizzarsi travolgente della crisi climatica in modo catastrofico nelle sue conseguenze sui territori, compresi quelli dei paesi emergenti; la guerra di aggressione sull’Ucraina con il ricomparire in Europa dello spettro dei revanscismi e dei fascismi che pensavamo tramontati per sempre; il disintegrarsi degli assetti e della stabilità socio-politica dell’area francofona africana, e non solo, con tutte le tensioni e i conflitti conseguenti che giocoforza hanno portato al rarefarsi dei rapporti dell’Associazione con diversi interlocutori della fascia nordafricana; la pulizia etnica e la cancellazione del Nagorno-Karabakh avvenuta nell’indifferenza generale; la dichiarata volontà cinese di “riunificazione” manu militari di Taiwan; la ignorata e medioevale repressione del dissenso in Iran; la diffusione del terrorismo in giro per il mondo divenuto sempre più un luogo insicuro, anche in prospettiva. Ciò che sta tragicamente accadendo in Medio Oriente rappresenta la pericolosissima deriva verso un esito che ci auguriamo non si verifichi ma che non ci sarà da meravigliarsi ove dovesse accadere, precipitando sempre più nella barbarie.
Insomma un quadro drammatico dal quale almeno tre considerazioni possono derivarsi. La prima: il mondo, costellato di focolai bellici, è sempre più sull’orlo di una catastrofe sociale-politica-umanitaria-militare estremamente pericolosa come non mai per il sovrapporsi di crisi locali o regionali ma interdipendenti che possono ricondursi ad uno scontro culturale est-ovest, e nord-sud, nuove “guerre fredde” sempre più calde e prodromi di un conflitto globale potenzialmente catastrofico, uno scontro tra “civiltà” che prima o poi può arrivare all’epilogo. La seconda è che nonostante le buone intenzioni il primato dell’uso della forza anziché il dialogo come strumento per la soluzione delle controversie ad ogni livello è una realtà con la quale fare i conti. La terza considerazione è che in questo contesto l’attenzione verso la “questione ambientale” non sembra più essere una priorità, oscurata da altre nel dibattito pubblico, ammesso che lo sia stato davvero: il mondo in questo momento “ha altro a cui pensare”. Ma nello stesso tempo per “necessità” o per interessato opportunismo ritrovano spazio le operazioni ad alto impatto ambientale (p.es. il progetto per il Ponte sullo Stretto oppure il rilancio strisciante del nucleare o la rivalutazione del fossile con il contratto da parte della Shell con QatarEnergy per la fornitura di 3,5 milioni di tonnellate di Gnl all’anno per i prossimi 27 anni) che mettono in dubbio l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050 secondo il Green Deal.
Eppure gli studiosi continuano a lanciare appelli e allarmi sempre più pressanti. Come nel caso del recente studio “Earth beyond six of nine planetary boundaries” pubblicato il 13 settembre su Science Advances da un pool di ricercatori (primo autore Katherine Richardson del Globe Institute, Faculty of Heart dell’Università di Copenhagen) che ha evidenziato come ben 6 dei 9 più fondamentali limiti nell’uso delle risorse naturali disponibili sul pianeta (perdita di biodiversità; alterazione dei cicli biogeochimici; acidificazione degli oceani; consumo di suolo e modifiche alla geografia del territorio; disponibilità di acqua dolce; crisi climatica; riduzione dello strato di ozono; quantità di aerosol atmosferico; inquinamento chimico) siano stati già ampiamente sorpassati accelerando drammaticamente la corsa verso un punto di non ritorno: “non sappiamo per quanto tempo potremo continuare a trasgredire questi limiti fondamentali prima che le pressioni combinate portino a cambiamenti e danni irreversibili” commenta Johan Rockström, coautore dell’articolo.
In un mondo in cui i rischi di sopravvivenza dell’umanità sembrano dipendere dalla conflittualità tra potenze economiche e politiche impegnate nella conquista del primato, dalla forza militare che oscura gli ormai timidi e inefficaci richiami dell’ONU ridotta a simbolo privo di decisiva possibilità di intervento relegando la sua Carta di Valori ad un ornamento a discrezione del più forte o del più audace, dalla competizione finanziaria che umilia il lavoro e chi lavora come appendice fastidiosa da bypassare con l’automazione o con l’intelligenza artificiale. In queste condizioni il degrado ambientale del pianeta diventa un “effetto collaterale” del tutto secondario mentre tutti i ragionamenti sull’ambiente, inclusi i grandi summit, rischiano sempre più di restare pie analisi retoriche senza effetti decisivi come più volte denunciato anche dalle prese di posizione dei movimenti ambientalisti internazionali come quelli che fanno riferimento alla Thunberg.
Ed ecco che tutto ciò ci riporta alla missione dell’Ente Fauna Siciliana che malgrado tutto continua ad essere vigile e presente presidio di conoscenza naturalistico-ambientale, di iniziative di valorizzazione delle risorse naturali e culturali del territorio, centro di stimolo di educazione ambientale, di studio e protezione della biodiversità in collaborazione e sinergia con istituzioni, mondo della scuola, dell’Università e della cultura, con le associazioni di volontariato e quanti condividono la attesa di una riconciliazione uomo-natura per una vita umana in armonia con tutti gli abitatori del nostro unico pianeta: l’Ente Fauna Siciliana, come “associazione di resistenza ambientale” contro il degrado e il pessimismo di qualsiasi connotazione.
Questo il mio augurio al nuovo Presidente, all’amico Giorgio, nel consegnargli il testimone all’alba di un nuovo cinquantennio per l’Associazione: la staffetta continua.
Alfredo Petralia
Un caro saluto ed auspici
per il nostro futuro
il messaggio del nuovo Presidente
Carissimi Soci dell’Ente Fauna Siciliana,
innanzitutto rivolgo un sentito e commosso ringraziamento alla Assemblea Generale del 22 settembre 2023 che mi ha eletto all’unanimità alla carica di Presidente della nostra Associazione su proposta della Giunta Regionale e naturalmente estendo il ringraziamento al nostro past Presidente prof. Alfredo Petralia, che ha rappresentato al meglio in questi anni la nostra associazione, guidandola seguendo i suoi principi fondatori senza mai “deragliare”.
Grazie di cuore per quanto hai fatto caro amico Alfredo (e non solo nel tuo ruolo di Presidente), e per quanto potrai continuare a fare, anche se da una distanza geografica che il tuo entusiasmo ed il tuo attaccamento all’associazione potrà certamente ridurre, se non colmare del tutto.
Vari motivi mi hanno fatto a lungo tentennare prima di accettare questa carica che, per quanto simbolica, è ricca di significato, poiché, come recita il nostro Statuto, la figura del Presidente “deve conferire lustro e prestigio all’Associazione”. Spero proprio di essere all’altezza di questo compito e delle illustri ed autorevoli figure che mi hanno preceduto: Bruno Ragonese, Marcello La Greca, Piero Alicata ed Alfredo Petralia, tutti per me maestri di vita ed esempi da seguire. Adesso dovrò rappresentare io l’esempio da seguire e vi confesso di non avere la certezza di essere adeguato a questo ruolo. È stato questo uno dei motivi, certamente il principale, che mi ha fatto a lungo dubitare sull’opportunità di accettare questa prestigiosa carica della quale mi sento estremamente onorato.
L’Ente Fauna Siciliana è di fatto l’unica associazione alla quale aderisco, riconoscendole da sempre il vero spirito che dovrebbe animare un’associazione ambientalista che è quello del volontariato e della sincera passione per la natura, valori oggi molto rari da riscontrare nell’associazionismo ambientalista.
All’Ente Fauna Siciliana mi legano il profondo rapporto di amicizia e la condivisione dei valori con il suo fondatore, il mai troppo compianto Bruno Ragonese, un vero esempio di sobrietà e rigore, che hanno permeato e contraddistinto tutta l’azione dell’Ente Fauna fino ai giorni nostri, e la stima e i fraterni rapporti con chi mi ha preceduto alla presidenza, con il suo attuale Segretario Regionale Corrado Bianca, con il Vice Segretario Paolino Uccello e con tutti i membri della Giunta.
Sono fiero di far parte di questa piccola Associazione, che, forse proprio anche perché piccola, è stata capace di realizzare traguardi significativi nell’ambito della conservazione della natura e dell’educazione ambientale e che si è sempre mossa in un ambito culturale che guarda alla vera sostenibilità basata su una parca utilizzazione delle risorse e sulla critica ad un modello di sviluppo consumistico che rappresenta il vero “cancro” da combattere se si vuole realmente salvare il nostro pianeta da una catastrofe annunciata che molti preconizzano, ma che non potremo probabilmente evitare se non saremo capaci di cambiare in tempi rapidi il nostro attuale modello di sviluppo.
Cari soci, sperando di non deludervi, intendo certamente proseguire nel solco tracciato dai miei predecessori, continuando a sostenere le nostre battaglie per la salvaguardia del territorio, le attività di educazione ambientale basate sulla nostra ricca ed articolata produzione editoriale, sull’organizzazione di convegni e sulla gestione del Centro visitatori di Vendicari, proseguendo anche con la sorveglianza del corpo Guardie Ecologiche e con le varie attività di ricerca portate avanti in questi anni. La speranza è quella di proseguire anche le prossime edizioni del Premio Marcello La Greca, malgrado le tante difficoltà dell’ultimo periodo, e di poter finalmente avere una sede sociale nel centro di Noto, che ci consenta di svolgere serenamente le nostre attività e di far conoscere in modo adeguato la nostra Associazione. A tale riguardo, ritengo che l’ultimo e recente successo della nostra associazione, e cioè la formalizzazione dell’incarico relativo alla gestione del Centro Visitatori della RNO “Oasi di Vendicari”, rappresenti una importante acquisizione per l’Ente Fauna Siciliana che dopo molti anni di volontariato ha visto riconosciuti i suoi meriti e la sua funzione all’interno di questa importante e bellissima aerea protetta. Grazie ai molti di voi che in questi anni si sono spesi con tenacia ed abnegazione per il raggiungimento di questo traguardo, che, in realtà, per noi rappresenta un importante punto di partenza.
Naturalmente abbiamo anche subito sconfitte e delusioni (a volte cocenti), ma siamo stati sempre capaci di superare i momenti difficili, primo fra tutti la morte improvvisa di Bruno, facendo dell’unità e della solidarietà la nostra forza; spero che questa modalità nell’affrontare le avversità, che certamente non mancheranno, continui a essere una delle note caratterizzanti della nostra associazione, che, proprio grazie a questo spirito, ha tagliato l’invidiabile traguardo dei 50 anni di esistenza.
Viviamo tempi indubbiamente difficili dal punto di vista politico, sociale ed economico e la sensibilità verso i temi ambientali, a fronte di una sbandierata ed unanime sensibilità, sta vivendo tempi bui e contradditori tanto da pensare che stiamo attraversando, probabilmente, la fase peggiore dell’ambientalismo con evidenti e preoccupanti segnali di revisionismo basato su reinterpretazioni di ruoli, variazioni di definizioni e di priorità e cambi di paradigmi, che stanno di fatto snaturando le basi teoriche della conservazione della natura e della tutela e gestione dell’ambiente. Tutto questo si riflette pesantemente sull’associazionismo con un sempre minor numero di persone che si impegnano attivamente, un ricambio generazionale difficile, rapporti complicati e contradditori fra le associazioni ambientaliste, difficoltà di far comprendere le proprie ragioni in un mondo dominato dall’economicismo e dalla logica del profitto.
Eppure la nostra Associazione è viva ed attiva, e a pensarci bene sembra quasi un miracolo, ma fortunatamente è ancora così e spero che questo continui anche in un prossimo futuro con il coinvolgimento di nuovi soci e nuove sezioni (cosa che in parte sta già avvenendo) e con una sempre maggiore consapevolezza di dover combattere un modello di sviluppo di fatto insostenibile ed iniquo che, come purtroppo testimoniano i fatti accaduti in questi ultimi anni e in questi ultimi giorni, genera disparità, conflitti, morti e distruzioni (anche della natura).
L’Ente Fauna Siciliana continuerà a battersi perché si imponga nel dibattito la necessità di adottare un nuovo modello basato sulla sobrietà, sull’equità e sulla solidarietà, e quindi realmente sostenibile e rispettoso della natura. Si tratta di un obiettivo di lunga durata, ma rappresenta l’unica via di uscita dalla folle corsa verso il baratro che abbiamo intrapreso come specie e come società. Se è certamente lecito pensare che un modello di questo tipo sia utopistico, bisogna razionalmente concludere che continuare con l’attuale modello di sviluppo, che è solo apparentemente concreto e realistico, è sicuramente una vera follia.
Nel nostro piccolo, ma spesso “piccolo è bello”, sono sicuro che tutti insieme, come abbiamo sempre fatto finora in questi 50 anni, potremo continuare a dare il nostro significativo contributo per una società migliore e per lo sviluppo e l’affermarsi di idee nuove che migliorino realmente la nostra qualità di vita.
Un affettuoso abbraccio a tutti voi.
Giorgio Sabella